Tonino Folicaldi e la libertà dell’essere se stessi

L’Importanza di essere Se stessi

“ToninoTonino Folicaldi” così lo chiamavano gli amici, uomo straordinario, Lughese DOC ha saputo come un precursore lasciare una impronta felice e rispettosa dell’essere se stesso.

La moda

Il cambiamento nell’abbigliamento maschile nel corso degli anni ha portato a una maggiore libertà ed espressione creativa, lontani dai rigidi confini dei ruoli di genere tradizionali, sempre più uomini abbracciano la moda come mezzo per esprimere la propria individualità e personalità uniche. Figure come Harry Styles all’estero o Mahmood e Achille Lauro in Italia hanno ispirato molti a esplorare nuove possibilità di stile e a sentirsi più liberi nell’interpretare le tendenze. Hanno dimostrato che la moda può, senza per forza sposare eccessi, non avere limiti di genere e dare modo a tutti di indossare ciò che li fa sentire bene. Questo cambiamento nel modo in cui gli uomini si vestono riflette una società in evoluzione che, si spera e ce lo auguriamo, abbracci l’unicità di ciascuno.

Un precursore della Moda nel 20 secolo

In passato ci sono stati pionieri di questi cambiamenti che lontano dai riflettori o dai palcoscenici hanno scelto di esprimersi con eleganza e anticonformismo facendo scelte inusuali e ardite, facendosi quindi baluardo di libertà di espressione ed individualità. Con la mostra organizzata per Lugo Vintage viene celebrata proprio una di queste figure, Tonino Folicaldi: un dandy eccentrico lughese, un uomo che con stravaganza e creatività è stato una delle personalità in vista e protagoniste nella Romagna del dopoguerra.

La vita di Antonio Folicaldi

Antonio Folicaldi, detto Tonino, nasce a Lugo nel 1928. Dopo gli studi al Liceo Classico inizia a lavorare nel negozio del padre sotto le logge del Pavaglione. Presto il suo stile anticonvenzionale si mette in mostra, suscitando interesse e curiosità, rivelando coraggio, non era certo da tutti in epoca fascista passeggiare indossando un maglioncino rosa. Folicaldi non nascose mai la sua sessualità, ma anzi la palesò liberamente con un guardaroba che sorvolava l’etica e l’etichetta prevedeva per il genere maschile. E questo forse suscitò anche contrarietà e sfottò, che portarono ad un nome che lo accompagnerà per tutta la vita: Tonino Folicaldi, detto Cecè. Soprannome con ogni probabilità nato dal personaggio de “Il bel Cecè”, vanitoso ma buono, sempre vestito in modo impeccabile e col cilindro in testa, che compariva spesso nelle storie de “Il Signor Bonaventura”, pubblicato storicamente dal Corriere dei Piccoli.

Un Uomo di grande spessore

Ma Tonino era molto di più di un soprannome, nato da chi forse doveva semplificare la sua estrosità, banalizzarla per chi non la comprendeva, chi non guardava al di là dei propri piccoli confini, a chi non coglieva il cambiamento a cui stava andando incontro la società. Col tempo però quel soprannome, che forse a lui non piaceva molto, era diventato un vezzeggiativo affettuoso. Evidenziava come la sua figura spiccasse, per qualità, contenuto, oltre che per stravaganza, sulle altre. Ma non era per nulla “stretto di manica” con chi lo chiamava con disprezzo, con tanta generosità di parole taglienti sapeva mettere a tacere il peggiore dei pettegoli, facendosi giustamente rispettare.

Gli amici

Una persona quindi molto amata, che aveva amici fidati. Folicaldi era intelligente, arguto, ironico, a volte sarcastico, generoso e pieno di voglia di vivere e di giocare con il guardaroba e con la vita. E diventava serissimo, molto professionale, quando si trattava di un lavoro che amava moltissimo. Le vetrine di Tonino Folicaldi erano mondi onirici, espressione di una ricchezza interiore e di una creatività che guardava ben oltre i confini della Romagna. Lo hanno portato anche lontano dalla Romagna, da Bologna e Riccione a Firenze, fino a Milano e Parigi.

L’immancabile presenza a Teatro di Tonino

Ma al di là del suo lavoro la figura di Tonino era talmente radicata nel substrato sociale e culturale lughese che se fosse mancato ad una soirée al Teatro Rossini. Lo spettacolo terminava spesso con il lancio di fiori, rigorosamente rose, da parte sua ai protagonisti sul palco. Probabilmente qualcuno si sarebbe veramente preoccupato se non lo avesse visto.
Se Tonino Folicaldi fosse nel 2024 ancora fra noi avrebbe quasi cent’anni. Infatti ci ha  lasciato nel 2003 a 75 anni, ma siamo sicuri che continuerebbe a trovare il modo di stupirci! Con la sua cultura, con la sua teatralità, con la sua ‘joie de vivre’, ma soprattutto con la sua creatività. E soprattutto continuerebbe ad essere espressione di anticonformismo e libertà.

L’idea vetrinistica sulle orme del mitico ToninoTonino Folicaldi

Qui inizia il cammino della Pro loco di Lugo APS, il presidente Marchiani Mauro già da anni cerca di raccogliere le tracce del passaggio di questo uomo libero. Egli nonostante i mille problemi della vita ha saputo regalare un ricordo indissolubile e felice. Lo ha lasciato a tutti quelli che lo hanno rispettato e hanno condiviso con lui un momento della loro vita. Grazie a vari contatti si è concretizzato nel 2024  la possibilità di incontrare un grande amico di Tonino, mi permetto di dire il vero Amico. Colui che  non lo ha lasciato solo anche nei momenti di difficoltà: Francesconi Daniele. Daniele e la moglie Bertaccini Fiorella conosciuti dai lughesi per aver gestito la storica Osteria del Teatro, meta frequentata dall’amico comune Tonino.

Abbiamo così sfogliato le foto più care di Tonino che egli aveva conservato, un archivio dei suoi ricordi, delle persone che amava e gelosamente custodiva.

Le vetrine amiche della vita

La presenza di foto delle sue vetrine preferite ci permetterà di ricreare sotto il Pavaglione in alcune vetrine il suo estro. Vorremmo mostrare, speriamo in modo riverente, quando fosse avanti anni luce rispetto al suo tempo. Non era all’avanguardia solo nel modo di vivere, ma anche nella immaginazione e sopratutto nella creatività dimostrata nelle sue memorabili vetrine. Non da meno  un altro appuntamento importantissimo era la festività dei defunti. Per lui immancabile era trasformare la tomba della AMATA Madre in una splendida opera decorativa. La cosa ancora più sorprendente era l’uso materiali più umili, spesso con frutta e verdura con cui la realizzava. Perché la vera creatività era realizzare meraviglia con qualsiasi cosa.

Testo di Guerrini Stefano e Mauro Marchiani